«GRAPHIC NOVEL»: LA VITA A FUMETTI
di Claudio Zonta S.I.
(estratto)
L’espressione Graphic Novel non è semplicemente un modo più elaborato e moderno per denominare la categoria di fumetto, come possiamo osservare dalle molteplici e differenti descrizioni che incontriamo nelle riviste e pagine web specializzate. La definizione, infatti, non è sempre univoca, forse per il fatto che il cosiddetto «fumetto» è stato sempre considerato per un pubblico fanciullesco o adolescenziale, e soltanto negli ultimi tempi è in atto una riflessione su di esso.
Il termine fu utilizzato per la prima volta nel 1964 dal critico ed editore americano Richard Kyle nell’articolo «The future of “co-
mics”», pubblicato nel secondo numero della rivista Wonderworld. In questo articolo egli mostrava come una certa corrente fumettistica stesse prendendo una strada indipendente rispetto al più classico comics, rivolto a un pubblico prevalentemente giovane e con un’idea di intrattenimento.
Il termine Graphic Novel è stato successivamente ripreso e approfondito da Will Eisner (Brooklyn, 1917 – Lauderdale Lakes, 2005), il quale nel suo saggio Il fumetto come arte sequenziale ne dà una definizione più specifica: «una forma artistica e letteraria che si basa sul “mettere insieme” disegni – o immagini – e parole per narrare una storia o rendere in forma drammatica un concetto». Nel 1978 Eisner pubblica A Contract with God, opera che verrà definita come Graphic Novel, e che avrà come elemento fondante una storia drammatica complessa. L’autore stesso afferma: «Attualmente non cerco di esplorare i mezzi espressivi del fumetto, che viceversa
sacrifico a favore della storia, della narrazione». I suoi Graphic Novel prendono avvio dalla propria identità di ebreo che si sforza di combattere l’antisemitismo e le discriminazioni razzia-
li, come mostra anche la sua ultima celebre opera, Fagin The Jew (2003), una risposta agli stereotipi e ai pregiudizi sul popolo ebreo contenuti nelle illustrazioni originali dell’opera letteraria Oliver Twist di Charles Dickens. È del 1992 la consacrazione ufficiale del Graphic Novel come ge-nere letterario appartenente al mondo della letteratura, ossia quando
l’opera a fumetti di Art Spiegelman, intitolata Maus, che è ambien-tata durante la Seconda guerra
mondiale e ha come tema l’Olocausto, vince il Premio Pulitzer. (…)
Nel romanzo – racconta Roberto Battestini – faccio un parallelo tra il sangue dei miei fratelli, che mi ha aiutato ad aprire gli occhi sulla croce, e il sangue versato da Gesù, che ci ha redenti»8. La storia è raccontata attraverso un «cromanzo», come l’autore stesso defini-sce il suo procedere per immagini e colori: «Ho cercato di rendere, attraverso il racconto cromatico, sia un periodo storico che gli stati d’animo. Così, il colore diventa un mezzo per spaziare dentro l’animo dei protagonisti». (…)